Una Storia per il FuturoDieci anni di MAXXI

Il MAXXI e la città

Il MAXXI è un museo dedicato alle arti del XXI secolo, cioè all’arte contemporanea, l’architettura, il design e altre pratiche creative la cui definizione viene costantemente ampliata e reinventata. È un museo urbano, un’icona architettonica nata da uno degli architetti più visionari e audaci della fine del ventesimo secolo. Cosa ancor più importante, è un museo che trasgredisce il confine fra l’istituzione artistica e la città in cui è collocata. L’edificio è stato progettato come connettore urbano, una sorta di raccordo stradale che porta la città all’interno dello spazio museale, mettendo in relazione la vita urbana e l’ambiente artistico. In termini di tipologia architettonica, il museo appare più come un terminal aeroportuale che come uno spazio espositivo classico. Dal punto di vista museale, ci spinge a navigare attraverso una struttura completamente aperta, indefinita, quindi incontrollabile, in cui tutte le forme di attività – esposizione, raccolta e interazione pubblica, ecc. – dovrebbero essere reinventate. Questo processo è indirizzato alla formazione di una nuova vita sociale creativa o pubblica. In altre parole, il MAXXI è stato fondato e sviluppato per diventare un nuovo Foro Romano del XXI secolo, in cui i valori della democrazia e le sue espressioni artistiche possano essere prodotti, condivisi e continuamente reinventati attraverso la fusione di pratiche creative tra il museo e la città.

Questo primo Atlante si sviluppa attraverso i tre capitoli Urbi et orbi, Upper hand VS lower hand e Museum Street / Street Museum, che presentano, rispettivamente, il processo di mappatura come funzione di coordinamento del museo in quanto hub di cultura urbana; la dialettica tra pianificazione urbana e vita quotidiana; l’interazione e fusione tra il museo e la città in cui si colloca.

La moltitudine

Il MAXXI esplora e presenta le modalità tramite cui gli artisti attivi in Italia, contribuiscono all’evoluzione di una scena creativa nazionale. Anziché definire un’identità nazionale statica, le loro opere indipendenti e complesse cercano di dar vita a un territorio aperto e in continuo mutamento, enfatizzando il ruolo della pratica artistica e architettonica nel produrre uno spazio veramente contemporaneo, cosmopolita e globale; uno spazio per “vivere insieme”. Questo processo riflette la formazione della moltitudine come forza strutturante della nostra società che, enfatizzando la coesistenza di diversità, supera la logica dello stato-nazione. Questo è un momento particolarmente significativo nel nostro tempo, in cui la globalizzazione e il suo impatto dev’essere ripensato in modo radicale e critico. Proseguendo una lunga tradizione d’impegno intellettuale – da Spinoza a Paolo Virno, Michael Hardt e Antonio Negri – si propone qui il concetto di moltitudine: esso supera l’idea più familiare ma ora irrilevante di folla, gente ecc., per valutare e celebrare chi lotta per resistere ai poteri dominanti in nome della propria dignità, libertà e valore dell’esistenza. Si tratta di un’alleanza delle voci più diverse, specialmente quelle marginalizzate come le donne, gli immigrati, le minoranze sessuali e i meno abbienti. Tutti questi sforzi sono intimamente connessi al destino degli individui e delle collettività che difendono l’indipendenza di pensiero, azione e creazione, cioè gli artisti.

Questo capitolo dell’Atlante si sviluppa in quattro sotto-capitoli: Piazza Italia! offre una panoramica sulla complessità dell’immaginario italiano; Tra mainstream e marginalità spiega come si dovrebbe riscrivere la storia dell’arte attraverso un’evoluzione dei sistemi di valore; Tutti gli arcobaleni immagina come un “ideale nazionale” possa essere rappresentato dall’immagine di un arcobaleno; Costruire una comunità dimostra la forza delle comunità creative nello sviluppo della società civile.

Mondi

Il MAXXI è un’istituzione globale. Attraverso i suoi progetti, il museo crea il proprio mondo collegandosi e interagendo con “altri mondi”: geografici, culturali, antropologici, economici, ecc. Ciò consente all’istituzione di svolgere un ruolo significativo negli scambi culturali tra individui, comunità e, in particolare, nazioni e di esplorare le possibilità per l’evoluzione di una scena globale della. Al centro dell’attività è la ricerca sui mutamenti che investono il mondo reale. Nuove identità culturali e politiche sono forgiate, frutto delle interazioni dinamiche e conflittuali – fatte di scontri, connessioni e intrecci – tra Italia / Europa e il resto del mondo, dal Mediterraneo fino all’Estremo Oriente attraverso altri continenti.

Questo Atlante esplora i diversi “mondi” presentati al MAXXI: il bacino Mediterraneo attraverso un panorama di alcuni dei più vitali centri creativi come Teheran, Istanbul, Beirut (Il Mediterraneo / The Mediterranean); la scena globale, osservata nella sua interazione con le condizioni locali (Glocali / The Glocals) e secondo una duplice prospettiva per contesti geografici ed esposizioni monografiche dedicate ad artisti, gruppi e spazi indipendenti internazionali (Moltitudine globale/ Global Moltitude).

Allo stesso tempo, è stata sviluppata un’alleanza solida e costruttiva tra il MAXXI e altre istituzioni internazionali attraverso progetti espositivi itineranti e scambi di programmazione.  Alle collaborazioni istituzionali è dedicato l’ultimo capitolo di questa sezione (Il MAXXI nel mondo, il mondo nel MAXXI/ MAXXI in the World, the World in the MAXXI).

Una moltitudine globale è in fase di formazione, mentre il museo sta diventando un vero laboratorio per la genesi di una nuova era.

Le sfide della realtà

Attraverso il suo programma di mostre, eventi pubblici e attività educative, il MAXXI ha posto l’accento sull’importanza dell’impegno sociale delle comunità di artisti e architetti di fronte alle sfide di una nuova realtà, in un’era caratterizzata dalla globalizzazione del capitalismo neoliberista, conflitti geopolitici e crisi ambientali. Il boom di attività o “industrie creative” è intrinsecamente correlato all’accelerazione di questa trasformazione, spesso contraddittoria, del mondo. L’arte e l’architettura contemporanee sono il prodotto di questa realtà intensa ma paradossale. La creatività, infatti, quando cerca una prospettiva utopica, non è separabile dalla vita del mondo reale. Come museo veramente contemporaneo, il MAXXI ha costantemente e sistematicamente cercato di affrontare domande fondamentali della pratica artistica: quanto è reale l’arte? Come può l’arte cambiare il reale?

Queste interrogazioni sono al centro dell’Atlante, che affronta alcune fra le più pressanti sfide poste dalla realtà odierna: la complessa interazione tra globalizzazione, economia, lavoro e migrazioni che definisce l’utopia contemporanea (Utopia di chi?); la ricostruzione della democrazia in atto, che coinvolge la dimensione sociale e politica dell’arte (Democrazia al tempo presente); le tensioni, i conflitti, la violenza e persino le guerre che s’intrecciano nei processi di emancipazione incompiuta degli oppressi (Emancipazione incompiuta); i piccoli problemi che affliggono la vita quotidiana (Come vivere con i piccoli problemi); la crisi ambientale e il tema ecologico (Troppo caldo per l’orso?)

Credete nell’innovazione?

Negli ultimi secoli, un consenso unanime, indipendente dal tipo di regime politico e ideologico, ha interessatole innovazioni tecnologiche: ritenute segno di progresso, sono state accolte e abbracciate dalle masse non solo come strumento per una vita migliore ma anche come trofeo di successo politico e culturale. Infine, attraverso questo progresso, l’Uomo può trionfare su Dio e sostituirlo. Ciò è ancora più vero nel nostro tempo dominato, in maniera senza precedenti, delle tecnologie. Anche nel mondo dell’arte convivono paradossalmente due tendenze opposte: da un lato, la necessità di incorporare le nuove tecnologie e, dall’altro, la rivendicazione del primato umano sul controllo tecnologico. In questo contesto, il dialogo con la tecnologia e la scienza è reputato l’aspetto più importante nella funzione sociale delle pratiche creative contemporanee, nonché un fattore di grande attrazione per il pubblico. In un certo senso, la sfera tecnologica si sta sostituendo sempre più a quella artistica, offrendo ciò che viene definita “esperienza immersiva”, facile da fruire e quindi perfetta da consumare: è nato, così, un nuovo tipo di piacere estetico basato su reazioni sensazionali. Esiste tuttavia una certa confusione fra creazione artistica e innovazione tecnologica. Esse originano da due spinte opposte: la prima riguarda la creazione di qualcosa dal nulla mentre la seconda interessa la derivazione di qualcosa da qualcos’altro. I professionisti dell’arte oggi lottano con questo importante, anzi fondamentale, equivoco.

La prima parte di questo capitolo dell’Atlante (Homo Deus) è dedicata alle riflessioni critiche e all’incorporazione del ruolo della scienza e della tecnologia nel fare artistico, sollevando la questione se l’intelligenza umana possa essere elevata ad altezze divine. Allo stesso tempo, è necessario constatare che l’innovazione, se applicata a un campo più ampio della vita, va ben oltre la scienza e la tecnologia. L’uomo non ha mai smesso di cercare un rifugio sicuro al di là del progresso materiale – che si chiami spiritualità, mitologia o religione. Si tratta di cercare pensieri immaginativi e di proporre azioni alternative, per arrivare a esplorare e comprendere il mondo in modo veramente “affidabile”. La seconda parte di questo atlante investiga questa dimensione “oltre”, l’eterno interrogativo dell’uomo sul perché e il come abbia bisogno di credere (Deus in Homo).

Infine, dobbiamo chiederci: cos’è veramente l’arte? Può l’arte esistere in una forma pura (La forma pura dell’arte)?

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