mostra
27 Novembre 2019 > 27 Settembre 2020
Gio Ponti. Amare l’architettura
#GioPonti #lovingarchitecture
orario museo
lunedì chiuso
da martedì a domenica 11 – 19
la biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
lunedì chiuso
da martedì a domenica 11 – 19
la biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
per i giovani da 18 a 25 anni (non compiuti); per gruppi a partire
da 15 persone; giornalisti iscritti all’albo con tessera di riconoscimento valida; possessori biglietto d’ingresso La Galleria Nazionale, Museo Ebraico di Roma; con esibizione della tessera o badge di riconoscimento: Accademia Costume & Moda, Accademia Fotografica, Biblioteche di Roma, Centro Sperimentale di Cinematografia, Enel (per titolare badge e accompagnatore), FAI – Fondo Ambiente Italiano, Feltrinelli, IN/ARCH – Istituto Nazionale di Architettura, Sapienza Università di Roma, LAZIOcrea, Palazzo delle Esposizioni, Amici di Palazzo Strozzi, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Scuola Internazionale di Comics, Teatro Olimpico, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro di Roma, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Youthcard
valido per un anno dalla data di acquisto
minori di 18 anni; disabili che necessitano di accompagnatore; possessori di EU Disability Card e accompagnatore; dipendenti MiC; accompagnatori e guide turistiche dell’Unione Europea, munite di licenza (rif. circolare n.20/2016 DG-Musei); 1 insegnante ogni 10 studenti; soci AMACI; membri CIMAM – International Committee for Museums and Collections of Modern Art; membri ICOM; giornalisti (che possano comprovare la propria attività); possessori della membership card myMAXXI; studenti e ricercatori universitari di storia dell’arte e architettura dell’Unione Europea, studenti delle accademie di belle arti pubbliche (iscritte AFAM) e studenti Temple University Rome Campus da martedì a venerdì (esclusi festivi); docenti IED – Istituto Europeo di Design, docenti NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, docenti RUFA – Rome University of Fine Arts; con esibizione della tessera o badge di riconoscimento: Collezione Peggy Guggenheim a Venezia, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Sotheby’s Preferred, MEP – Maison Européenne de la Photographie; il giorno del tuo compleanno presentando un documento di identità
La Collezione di arte e architettura del MAXXI rappresenta l’elemento fondante del museo e ne definisce l’identità. Da ottobre 2015 è esposta con diversi allestimenti di opere.
lunedì chiuso
da martedì a domenica 11 – 19
la biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
Centrale nella produzione di Ponti è il processo di ricerca compiuto nella definizione della casa esatta, o ancora meglio adatta alla vita di chi la abita, la vita moderna dell’uomo moderno. Una ricerca che parte dalle Domus tipiche milanesi, ossia dalle origini della tradizione domestica, viene portata avanti sulle pagine delle riviste dirette da Ponti “Domus” e “Stile”, per trovare un punto di arrivo nell’appartamento Ponti in via Dezza – connotato da spazi fluidi e ambienti in relazione visiva tra loro – e infine suggerire una declinazione del prototipo in più tipi applicabili ad alloggi standardizzati, a basso costo, ma sempre in grado di adattarsi alle esigenze dei propri abitanti, all’interno di edifici sviluppati in altezza come i modelli studiati per FEAL.
Al centro dell’invenzione progettuale la Natura instaura una relazione biunivoca e osmotica con l’architettura. È evidente nel momento in cui Ponti usa portici, terrazze, pergole e verande, logge e balconi come elementi architettonici che proiettano l’architettura fuori, e al tempo stesso portano la natura dentro. La Natura per eccellenza si manifesta per Ponti lungo le coste del Mediterraneo, culla dell’architettura antica ma anche di quella moderna, di cui sono espressione i progetti studiati con Bernard Rudofsky tra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’40. Il rapporto tra architettura e natura negli anni ’70 e ’60 si fa più concettuale e prende forma in progetti più organici e quasi intimi come la casa detta lo Scarabeo sotto la foglia e la villa per Daniel Koo in California.
Una stagione, quella degli anni Trenta, che offre a Ponti l’occasione per cimentarsi con grandi progetti, per lo più su committenza pubblica, connotati da una visione multiscalare, capace di integrare la dimensione urbana con quella del dettaglio. Nel progetto di concorso per il Palazzo dell’Acqua e della Luce all’E’42 e poi nelle sedi universitarie di Liviano e Palazzo del Bo a Padova e della Scuola di Matematica nella Città Universitaria di Roma, oltre a instaurare un dialogo tra architettura e arte, Ponti parte dalla scala monumentale per approdare al disegno degli spazi interni e degli arredi. Un simile orientamento lo guida nel disegno del milanese Primo Palazzo Montecatini, indiscutibilmente un monumento al lavoro, replicato e ribadito venti anni più tardi dal secondo Palazzo.
Progetti come l’Istituto italiano di Cultura di Stoccolma o l’Istituto di fisica nucleare a San Paolo del Brasile rappresentano l’espressione compiuta di un pensiero progettuale che ragiona per piani piuttosto che volumi. La facciata diventa superficie bidimensionale da bucare e piegare come un foglio di carta. Nelle ville realizzate a Caracas e a Teheran, anche forte di una committenza illuminata e facoltosa, Ponti alleggerisce l’involucro che si stacca da terra e dispiega tutta la sua abilità nel gestire piante articolate in cui gli spazi domestici si susseguono e si fondono, con soluzioni di arredo e interventi artistici integrati nell’architettura. Questi lavori inoltre attestano la dimensione internazionale raggiunta dall’opera di Ponti negli anni Cinquanta.
Ponti’s most telling and well known aphorism expresses the idea that the “finished form” is a guarantee of a correct architecture: It is not volume that makes architecture, but its closed, finished, immutable form. Architecture […] when it is pure, is pure as a crystal, magic, closed, exclusive, autonomous, uncontaminated, incorrupt, absolute, definitive. The faceted essence of the crystal manifests itself in the plan, with an elusive profile made of corners that multiply and chase each other without ever finding the absoluteness of two perpendicular faces, and in perforated and suspended surfaces that are the elevations of those plans. A consistent and univocal method that we find in impressive projects such as the Denver Art Museum or the chapel of San Carlo in Milan, and in the small scale design of door handles for Olivari, of bathroom fixtures for Ideal Standard, of ceramic tiles or the bodywork for a car called, not by chance, Diamante (Diamond).
La storia dell’umanità, sosteneva Ponti, avanza dal pesante al leggero, dal grosso al sottile: la profezia della “leggerezza” auspicava l’avvento di “uno stile leggero e trasparente, semplice, collegato ad un costume sociale semplificato”. La leggerezza per Ponti non è dunque una metafora letteraria, ma la risposta ai modi di costruire del XX secolo, tanto da attribuirle un valore etico prima ancora che formale. Le facciate degli edifici sono pertanto “superfici intatte, sono come il foglio di carta bianca” su cui le finestre avviano il “gioco arcano dell’Architettura” che si smaterializza come nell’esito finale della Con-cattedrale di Taranto, dove il cemento diventa aria e luce. Anche negli studi sulla prefabbricazione, nei palazzi per uffici Ina e Savoia a Milano o negli edifici governativi a Islamabad, il gioco delle facciate traforate sconfigge la pigra ripetitività dei prospetti.
L’aspirazione alla leggerezza si traduce in aspirazione alla verticalità nel momento cui viene applicata a edifici da inserire in un contesto urbano consolidato. Lo sviluppo verticale consente infatti un’occupazione limitata di suolo e permette a Ponti di preconizzare l’apparizione di grattacieli nello skyline delle città moderne. Nella sua progettazione di edifici alti la pianta rimane però una forma finita, chiusa e del tutto inedita. Negli studi dei grattacieli a pianta triangolare l’impianto è funzionale a un moltiplicarsi di visuali continue, un simile trattamento di facciate leggere lega i progetti per le torri a Montreal e per il Cento italo-brasiliano a San Paolo, ma il grattacielo pontiano per eccellenza è il milanese Pirelli, sintesi di molti temi progettuali presenti nella mostra.
A livello urbanistico Ponti mette a punto un’idea di città che è intimamente legate allo sviluppo verticale dell’architettura. Ne dà prova sin dal 1937 nel progetto di sistemazione dell’ex scalo Sempione dove si batte per scardinare il concetto di quartiere giardino orizzontale in favore di una composizione organica di grandi ensemble disposti intorno a un largo viale alberato, che, dieci anni più tardi (quando riprende in mano il progetto insieme a Mazzocchi e Minoletti) diventa il “Fiume verde”, una spina dorsale con impianti sportivi e alti edifici collettivi. Anche alla piccola scala del paese montano di Chiavenna, la sua proposta di una “città scolastica” riflette la visione organica di un quartiere dell’educazione integrato all’edilizia del centro storico.
Ragionando sulle potenzialità di una saldatura tra passato e presente, la mostra si arricchisce di un progetto di committenza fotografica che ha dato vita a una serie di sguardi contemporanei su otto opere pontiane, messe in cortocircuito emozionale e intellettuale con forme attuali di creatività. In mostra, foto di: Stefano Graziani, Allegra Martin, Michele Nastasi, Filippo Romano, Paolo Rosselli, Giovanni Silva, Delfino Sisto Legnani.
Nel mese di maggio 2020 la mostra riapre al pubblico nei seguenti giorni > 22-23-24 /29-30-31.
E a partire dal 2 giugno nei consueti giorni e orari di apertura museali.
galleria 5
a cura di Maristella Casciato, Fulvio Irace con Margherita Guccione, Salvatore Licitra, Francesca Zanella
A quarant’anni dalla sua scomparsa, il MAXXI gli dedica una grande retrospettiva che ne studia e comunica la poliedrica attività, a partire proprio dal racconto della sua architettura.
Architetto, designer, art director, scrittore, poeta, critico, artista integrale a 360 gradi, Gio Ponti è stato oggetto di una letteratura storico-critica e di una produzione espositiva difficili da eguagliare.
Dal disegno di oggetti d’uso quotidiano all’invenzione di soluzioni spaziali per la casa moderna, alla realizzazione di progetti complessi calati nel contesto urbano, come i grattacielo Pirelli a Milano o la cattedrale di Taranto, la progettualità di Ponti si caratterizza proprio per il passaggio disinvolto di scala in scala.
In mostra, materiali archivistici, modelli, fotografie, libri, riviste, e oggetti che permettono di scoprire un protagonista eccellente della produzione italiana di architettura, il cui lavoro ha lasciato tracce importanti in diversi continenti.
SEZIONI DI MOSTRA
Verso la casa esatta
Abitare la natura
Classicismi
Architettura della superficie
Architecture as crystal
Facciate leggere
Apparizioni di grattacieli
Lo spettacolo delle città
Sguardi contemporanei