Hadid, Zaha
Di origine irachena, dopo la laurea in Matematica conseguita presso l’università americana di Beirut, Zaha Hadid si è trasferita a Londra, dove ha studiato Architettura all’Architectural Association, diplomandosi nel 1977.
Il suo lavoro è una rivoluzionaria indagine al confine tra l’urbanistica, l’architettura e il design. L’innovazione nella rappresentazione del progetto stravolge il modo di esaminare lo spazio, cogliendone potenzialità nuove; infonde agli elementi consueti della costruzione dello spazio inedite capacità di comunicazione; imprime alle forme forza e dinamismo. Il suo interesse sta nel limite tra geografia, architettura e paesaggio e i suoi progetti integrano la topografia naturale con il sistema costruito dell’uomo, attraverso un percorso di progettazione che sfrutta tecnologie sperimentali. Le linee dell’architettura di Hadid sono oblique, spezzate e sfuggenti, gli angoli prevalentemente acuti, le superfici lisce, i volumi fratturati e ricomposti secondo ordini nuovi che derivano da una ricerca personale volta alla creazione di spazi fluidi. Hadid apre lo studio a Londra nel 1979, vince il concorso per il Kurfürstendamm a Berlino nel 1986 e quello per un centro d’arte e di comunicazione a Düsseldorf nel 1989. Tra i progetti realizzati, oltre al Museo MAXXI di Roma (1999/2010), la stazione dei Vigili del Fuoco del museo Vitra (1991/1993) e il padiglione LF One a Weil am Rhein, in Germania, l’ampliamento del Museo Ordrupgaard di Copenhagen (2001/2005), il Rosenthal Center for Contemporary Arts di Cincinnati (1998/2003), il Phaeno Science Center di Wolfsburg. Particolarmente intensa l’attività in Italia: tra i suoi progetti più recenti figurano infatti la Stazione marittima di Salerno (2000), il masterplan e la torre del progetto City Life presso la Fiera di Milano (2004), il Messner Mountain Museum a Plan de Corones (2015). Queste sono solo alcune delle opere prodotte da Hadid nella sua vivacissima carriera, opere decifrabili con tre chiavi di lettura: la metafora, ossia la traduzione in spazio architettonico dei principi dell’era dell’informazione e della tecnologia; lo spazio stesso, generato da principi analoghi a quelli che modellano l’ambiente naturale; e l’idea di paesaggio che a sua volta risulta modellato dalla progettazione digitale per dar vita a immagini ambientali complesse, inconsuete, a volte paradossali.
Tra gli innumerevoli riconoscimenti ricevuti ha vinto, primo architetto donna, il Pritzker Architecture Prize nel 2004.