Credete nell’innovazione?
Negli ultimi secoli, un consenso unanime, indipendente dal tipo di regime politico e ideologico, ha interessatole innovazioni tecnologiche: ritenute segno di progresso, sono state accolte e abbracciate dalle masse non solo come strumento per una vita migliore ma anche come trofeo di successo politico e culturale. Infine, attraverso questo progresso, l’Uomo può trionfare su Dio e sostituirlo. Ciò è ancora più vero nel nostro tempo dominato, in maniera senza precedenti, delle tecnologie. Anche nel mondo dell’arte convivono paradossalmente due tendenze opposte: da un lato, la necessità di incorporare le nuove tecnologie e, dall’altro, la rivendicazione del primato umano sul controllo tecnologico. In questo contesto, il dialogo con la tecnologia e la scienza è reputato l’aspetto più importante nella funzione sociale delle pratiche creative contemporanee, nonché un fattore di grande attrazione per il pubblico. In un certo senso, la sfera tecnologica si sta sostituendo sempre più a quella artistica, offrendo ciò che viene definita “esperienza immersiva”, facile da fruire e quindi perfetta da consumare: è nato, così, un nuovo tipo di piacere estetico basato su reazioni sensazionali. Esiste tuttavia una certa confusione fra creazione artistica e innovazione tecnologica. Esse originano da due spinte opposte: la prima riguarda la creazione di qualcosa dal nulla mentre la seconda interessa la derivazione di qualcosa da qualcos’altro. I professionisti dell’arte oggi lottano con questo importante, anzi fondamentale, equivoco.
La prima parte di questo capitolo dell’Atlante (Homo Deus) è dedicata alle riflessioni critiche e all’incorporazione del ruolo della scienza e della tecnologia nel fare artistico, sollevando la questione se l’intelligenza umana possa essere elevata ad altezze divine. Allo stesso tempo, è necessario constatare che l’innovazione, se applicata a un campo più ampio della vita, va ben oltre la scienza e la tecnologia. L’uomo non ha mai smesso di cercare un rifugio sicuro al di là del progresso materiale – che si chiami spiritualità, mitologia o religione. Si tratta di cercare pensieri immaginativi e di proporre azioni alternative, per arrivare a esplorare e comprendere il mondo in modo veramente “affidabile”. La seconda parte di questo atlante investiga questa dimensione “oltre”, l’eterno interrogativo dell’uomo sul perché e il come abbia bisogno di credere (Deus in Homo).
Infine, dobbiamo chiederci: cos’è veramente l’arte? Può l’arte esistere in una forma pura (La forma pura dell’arte)?
Un appassionato lavoro di ricerca, riflessione e dibattito sul primo decennio del XXI secolo, attraverso il punto di vista del MAXXI.
Città, piazza, mondi, realtà, credo sono i neon che spiccano all’interno della galleria, rimandando ai cinque grandi temi della mostra e creando un Atlante che racconta la programmazione del Museo in relazione agli eventi mondiali.
I visitatori sono invitati a esplorare le stanze colorate, lasciarsi trasportare, perdersi in una galassia di immagini, suoni, proiezioni ed essere parte attiva in questo “brainstorming collettivo”.
Ne emerge un profondo legame tra la creazione artistica e la realtà contemporanea, sottolineato anche dalla collaborazione con l’Agenzia ANSA, che ha contribuito alla realizzazione di un potente racconto per immagini dei principali fatti del decennio. La missione di organizzare nello spazio questa esplosione di idee e stimoli è stata affidata al celebre studio olandese Inside Outside di Petra Blaisse.
in testata: foto © Agostino Osio
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