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Sala Gian Ferrari
a cura di Eleonora Farina
«La pittura non riconosce costumi. I bambini non conoscono gender. L’arte odia i pittori».
Tra le figure più influenti della scena artistica contemporanea, Enzo Cucchi presenta al MAXXI un nuovo progetto ideato appositamente per gli spazi della Sala Gian Ferrari. Straordinario inventore di immagini, Cucchi ingloba un’estetica che spazia tra il tempo e la storia, sintetizzando miti individuali e immaginario collettivo.
In mostra un’unica opera: gesto radicale nella sua rarefazione di oggetto singolo, di modeste dimensioni in relazione all’architettura dello spazio progettata da Zaha Hadid, esposto su una base che diventa essa stessa parte integrante del lavoro. Un putto, al cui alluce appare aggrappato uno scorpione, mani agli occhi nel gesto del cannocchiale per focalizzare la visione, reinterpreta in un’immagine estremamente contemporanea l’iconografia classica del bambino nudo, con riferimenti che ricorrono nella storia dell’arte e che vanno dalla statuaria romana ai grandi affreschi barocchi.
Con questa opera/gesto Enzo Cucchi, fieramente antimoderno, torna infine a parlare di Roma, sua città di adozione, nella cui culla si nutre da sempre e nella quale coglie il senso di resistenza personale e civile all’inarrestabile avanzare di un mondo basato sulla velocità e sull’emergenza e di una cultura della tecnica e della scienza che prosciuga ogni giorno di più gli spazi del desiderio e della libertà di pensiero.
Foto © Musacchio, Ianniello & Pasqualini