Isola della CertosaBioGroundsPer una nuova coscienza ambientale
la chiusura della mostra è stata prorogata a domenica 21 gennaio 2024
a cura di Domitilla Dardi

lunedì chiuso
da martedì a domenica 11 – 19
la biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
per i giovani da 18 a 25 anni (non compiuti); per gruppi a partire da 15 persone; possessori biglietto d’ingresso La Galleria Nazionale, Museo Ebraico di Roma; con esibizione della tessera o badge di riconoscimento: Accademia Costume & Moda, Accademia Fotografica, Biblioteche di Roma, Centro Sperimentale di Cinematografia, Enel (per titolare badge e accompagnatore), FAI – Fondo Ambiente Italiano, Feltrinelli, Gruppo FS, IN/ARCH – Istituto Nazionale di Architettura, Sapienza Università di Roma, LAZIOcrea, Palazzo delle Esposizioni, Amici di Palazzo Strozzi, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Scuola Internazionale di Comics, Teatro Olimpico, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro di Roma, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Youthcard; presentando alle casse un biglietto Trenitalia con destinazione Roma effettuato tra il 27 novembre 2024 e il 21 aprile 2025
valido per un anno dalla data di acquisto
minori di 18 anni; con esibizione di disability card o lettera di accompagnamento di associazione/ente ospitante: persone con disabilità e accompagnatore, persone con lo spettro autistico e accompagnatore, persone sorda, persone con disabilità cognitive e bisogni comunicativi complessi e caregiver, persone affetta da patologie gravi e loro caregiver, ospiti di centri di prima accoglienza e antiviolenza e operatori accompagnatori, residenti di comunità terapeutiche e operatori accompagnatori; possessori di EU Disability Card e accompagnatore; dipendenti MiC; possessori della card myMAXXI; giornalisti iscritti all’albo con tessera di riconoscimento valida; accompagnatori e guide turistiche dell’Unione Europea, munite di licenza (rif. circolare n.20/2016 DG-Musei); 1 insegnante ogni 10 studenti; soci AMACI; membri CIMAM – International Committee for Museums and Collections of Modern Art; membri ICOM; giornalisti (che possano comprovare la propria attività); studenti e ricercatori universitari di storia dell’arte e architettura dell’Unione Europea, studenti delle accademie di belle arti pubbliche (iscritte AFAM) e studenti Temple University Rome Campus da martedì a venerdì (esclusi festivi); docenti IED – Istituto Europeo di Design, docenti NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, docenti RUFA – Rome University of Fine Arts; con esibizione della tessera o badge di riconoscimento: Collezione Peggy Guggenheim a Venezia, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Sotheby’s Preferred, MEP – Maison Européenne de la Photographie; il giorno del tuo compleanno presentando un documento di identità
per gruppi di 12 persone in uno stesso turno di visita; possessori della membership card myMAXXI; giornalisti iscritti all’albo con tessera di riconoscimento valida
minori di 14 anni
disabili + eventuale accompagnatore; minori di 3 anni (biglietto non necessario)
La Collezione di arte e architettura del MAXXI rappresenta l’elemento fondante del museo e ne definisce l’identità. Da ottobre 2015 è esposta con diversi allestimenti di opere.
la chiusura della mostra è stata prorogata a domenica 21 gennaio 2024
a cura di Domitilla Dardi
lunedì chiuso
da martedì a domenica 11 – 19
la biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
Il vaso in terracotta è la prima “casa” creata dall’uomo per una pianta: è qui che essa viene fatta germogliare nel vivaio e poi trasportata per essere messa a dimora. Il vaso, inoltre, è uno dei primi artefatti della storia umana, presente in tutte le culture del mondo, vero archetipo dell’abitare. La sua forma circolare ricorda la ciclicità della natura stessa, dal moto dei pianeti fino alle conglomerazioni animali. In quest’opera una moltitudine di vasi di terracotta tornano alla natura, divenendo nuovamente invasi che contengono piante e animali che li colonizzeranno nel tempo, in maniera spontanea. Riportando il vaso alla natura, esso torna ad essere grembo gestazionale, rifugio, protezione. L’opera di sviluppa su un’area anfibia – boschiva e lagunare – ed è composta da vasi ed elementi in gres sui quali sono incise frasi, che per gli umani sono leggibili come informazioni riferite all’ambiente; mentre per gli animali funzioneranno da aperture per trasformare i vasi stessi in tane.
Gli alberi sono organismi viventi e non una mera fornitura di legno da falegnameria. Un bosco non è una coltivazione assimilabile a un allevamento intensivo per scopi di sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’uomo, ma un insieme vitale. Per rendere questo evidente, gli autori hanno pensato di dare letteralmente voce a un albero, tramite quella che hanno definito un’operazione “disneyana”, ovvero traducendo in parole la presenza di questa vita. Istruzioni per l’uso dell’opera. Alcuni dispositivi in metallo sono stati appesi direttamente al tronco, ai rami e alla base dell’albero per posizionarvi uno smartphone. Il pubblico può scaricare, tramite il QRcode, un file che contiene una voce, quella dell’albero che racconta la propria condizione. Gli strumenti hanno la funzione di amplificare il suono della voce, facendo da cassa di risonanza.
Collage di Formafantasma. Immagine di sfondo tratta da “Architettura degli Alberi” di Cesare Leonardi e Franca Stagi. Courtesy Fondazione Archivio Leonardi.
L’opera è collocata nei ruderi del chiostro dell’antico monastero della Certosa e ha come protagonista un albero, un bagolaro, che è nato spontaneamente grazie alle acque residue del pozzo che alimentava la struttura. Questa specie arborea in dialetto è chiamata “Spaccasassi” per la sua prerogativa a farsi strada anche sulle dure superfici di strade e architetture imposte dall’uomo alla natura. La sua essenza è quindi quella di un essere resistente, che sopravvive alle condizioni più ostili: sia quelle direttamente create dall’uomo con i suoi artefatti, sia quelle climatiche generate dalle sue azioni. Una serie di attività performative rende tributo a questo albero che ha dato luogo a una sorta di mito proprio per le sue capacità di resistenza. L’invito è a sedersi, osservare e ascoltare questo simbolo di resistenza naturale, con l’attenzione che di solito riserviamo alle opere d’arte realizzate dall’uomo.
L’atto di coltivare è la prima azione che l’uomo compie sulla natura modificandola a suo vantaggio; ma è anche l’inizio di un processo artificiale basato su una progettazione che ha come oggetto l’elemento naturale. Nella storia di quest’isola è stata forte la presenza dei monasteri, di cui sono ancora presenti i ruderi del chiostro centrale della Certosa, con un antico hortus conclusus, lo spazio protetto che era il cuore della vita dei monaci dove si coltivavano i vegetali fonte di nutrimento. Partendo da questo, Studio Ossidiana ha immaginato un recinto che sancisce un limite, una soglia in parte da attraversare e in parte da non valicare. Come in un antico semenzaio, la terra coltivabile è protetta all’interno di una struttura realizzata in Alcantara che espleta la funzione primordiale di protezione. Così questo materiale contemporaneo, utilizzato per la prima volta nel mondo del Design nella sua speciale versione riciclata, custodisce e protegge una natura coltivata dall’uomo.
Quattro installazioni frutto del dialogo inedito tra artisti, architetti, designer, filosofi e botanici per raccontare la storia di un luogo e la sua natura.
Andrea Anastasio con Angela Rui, Bêka&Lemoine con Stefano Mancuso e Studio Formafantasma con Emanuele Coccia.
Per l’occasione, si trasferisce a Venezia anche il Progetto Alcantara-MAXXI con l’installazione dello Studio Ossidiana fino al 20 giugno 2023.
Non ci è più concesso di essere passivi rispetto alle condizioni naturali che ci circondano. La conoscenza che oggi non possiamo più permetterci di eludere è quella del contesto ambientale nel quale viviamo e BioGrounds è un progetto che si pone come obiettivo quello di attivare questa conoscenza.
L’idea nasce dall’unione tra la vita ambientale (Bio) e l’assonanza con il termine playground (Grounds), affidando a progettisti contemporanei l’obiettivo di creare installazioni, dispositivi e performance in grado di raccontare al pubblico la storia di un luogo e la sua natura, coinvolgendo i visitatori tramite azioni e interventi.
I BioGrounds sono ideati da progettisti – architetti, artisti, designer – in dialogo con teorici esperti di temi ecologici – filosofi, botanici, critici- e il luogo ottimale per la loro realizzazione è l’Isola della Certosa di Venezia, data la sua importante biodiversità. Le opere sono pensate per trasformarsi, vivere e invecchiare nell’ambiente come accade a ogni elemento segnato dal passare del tempo. Osservarne il cambiamento è parte integrante della fruizione attiva da parte del pubblico.
Invasi. Andrea Anastasio con Angela Rui
Populus Alba. Studio Formafantasma con Emanuele Coccia
Spaccasassi. Beka & Lemoine con Stefano Mancuso
Seed bed. Studio Ossidiana | Progetto Alcantara-MAXXI